Gramsci

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martedì 4 febbraio 2014

La vera vergogna della tragedia di Lampedusa


Pubblichiamo ampi stralci di un articolo della redazione della rivista "Gramsci oggi" sui fati di Lampedusa. Nonostante per molto tempo i media nazionali abbiano tenuti i riflettori puntati sulla piccola isola italiana, i problemi non sono ancora stati risolti e i migranti sono costretti a radicali manifestazioni di protesta. Cucirsi la bocca.
PdCI Lodi

Neppure eventi tragici come quelli di Lampedusa riescono a rompere l’omertà dei media nazionali sulle origini e le cause di questo e di tutti i drammi dell’immigrazione. Se i più di 400 morti affogati si sommano agli ormai più di 20.000 morti in fondo al Mediterraneo, almeno per un momento si dica la verità. È il momento di denunciare colpe ben più gravi di quelle degli scafisti e dei trafficanti di uomini, donne e bambini che fuggono le situazioni di miseria, guerra, di repressione politica, religiosa presenti nei loro paesi d’origine, o della carenza delle strutture di accoglienza nel nostro paese e nel resto dell’Europa.
Si riconosca, infine, che il fenomeno dell’immigrazione è stato generato proprio dall’Europa (Italia compresa) e dagli Stati Uniti. È di questo che i Letta ed i Barroso, i politici di governo che scendono a Lampedusa dovrebbero vergognarsi! 
 Sono vent’anni che le potenze occidentali (ed Israele) conducono guerre di tutti i tipi, direttamente o per interposta persona, contro popoli e paesi del Mediterraneo (Adriatico compreso), del Medio e del Vicino Oriente, dell’Africa sub-sahariana e del Corno d’Africa. Uno dopo l’altro, l’aggressione a paesi da pochi decenni usciti dal colonialismo è mirata a far crollare le loro economie e indurre la disgregazione politica e sociale dei loro Stati. Per questo si fa un uso massiccio di bombardamenti aerei e missilistici, embarghi durissimi e delle più ciniche politiche del divide et impera.
Non ci vuol molto a capire che alla base del fenomeno dell’immigrazione ci sono vent’anni di questa cura.
Sette mesi di quotidiani bombardamenti in Libia, cosa hanno prodotto? Hanno portato la democrazia in quel paese? No, con tutta evidenza, ma dalle coste libiche, dalle quali prima non partivano barconi di disperati, ora sì che ne partono, come quelli dei recenti naufragi, come tanti altri prima e i tanti altri che seguiranno. Ma a suo tempo, il non ancora Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sosteneva che chi si opponeva alla guerra contro la Libia (costata 30, forse 50 mila morti) non era un pacifista!

[...] Non ci deve scoraggiare la constatazione che nel Parlamento Italiano non sono rappresentate le tendenze autenticamente antimperialiste, da sempre contrarie a queste guerre di rapina. Riconosciamo di guardare con rispetto al Parlamento inglese che boccia platealmente il suo governo. Perfino a quello degli Stati Uniti, al quale il Presidente Obama non ha il coraggio di chiedere un pronunciamento a favore della guerra. Ma si capisce, che come in tanti paesi occidentali, anche nel nostro Parlamento, mero notaio che avalla ogni sei mesi i finanziamenti per le “missioni all’estero", qualcosa comincia a cambiare. Per evitare un dibattito parlamentare si ricorre ormai ai trucchi, così il ministro degli esteri, prima, ha esternato una posizione nettamente contraria all’intervento contro la Siria e, successivamente, scampato il pericolo, l’à annacquata, rientrando nei ranghi dei comandi Nato.
Ma è proprio sulle guerre che si misura lo scollamento decisivo dei partiti di governo dal popolo italiano.
Bisogna, ora, impedire che la demagogia qualunquista copra o tradisca ancor più questo prezioso e diffuso sentimento popolare.

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