Gramsci

Gramsci

domenica 21 dicembre 2014

Una grande manifestazione unitaria. Per il Partito Comunista.





  All'appuntamento di ieri, i comunisti hanno risposto all'appello. E hanno risposto in tanti. Da ogni parte d'Italia i compagni e le compagne hanno affollato la sala occupata per la presentazione dell'associazione per la ricostruzione del Partito Comunista. Ovviamente sui social network i soliti "scienziati del popolo" si sono dilettati per affossare con critiche sterili ed insignificanti lo sforzo di ieri per dare una risposta concreta alla frammentazione del popolo comunista.
è stato un momento importante di riflessione e di confronto tra i compagni di PCd'I, PRC e tanti senza tessera che hanno compreso l'importanza dell'unità.
Ora sta a noi, comunisti e comuniste italiani/e fare in modo che il patrimonio raccolto ieri non vada perso e anzi serva da slancio per il Partito Comunista.
Torniamo a casa contenti e speranzosi di veder finalmente rinascere una speranza per i lavoratori oggi più che mai disillusi e lontani dalla politica.
Il rischio di una deriva fascista è sempre dietro l'angolo e le politiche neoliberiste del governo Renzi non fanno altro che aumentare la rabbia dei lavoratori e delle lavoratrici. Sta a noi guidare tale rabbia in un voto al Partito Comunista così da riportare il conflitto sociale e le istanze del mondo del lavoro in Parlamento rompendo con il giochino istituzionale dei partiti ora presenti nel transatlantico.
W il Partito Comunista d'Italia!

giovedì 27 novembre 2014

Importante iniziativa a Milano

Ricostruire il Partito Comunista


Come dare un seguito e far vivere concretamente l’appello  per ricostruire il partito comunista
Quali prospettive , come si collega alla situazione internazionale, gravida di guerre in atto e di guerre in preparazione, ed a quella italiana che affonda nella crisi, economica, sociale e politica ma che sta vedendo il risveglio forte di lotte e mobilitazioni in primo luogo dei lavoratori
Ne discutiamo con i promotori ed i firmatari dell’appello di Milano e con i compagni ed i cittadini interessati
Martedi 2 Dicembre  2014    alle ore 18
Presso la “Casa Rossa” di via Monte lungo  n°2   a Milano
Partecipano e intervengono

Nunzia Augeri, Alessandro Bracciali,Giuliano Cappellini,Leo Cribio,  Aurelio Crippa, Rolando Dubini,, Rolando Giai Levra , Vittorio Gioiello,  Vladimiro Merlin, Guido Oldrini , Spartaco Puttini ,Nadia schavecher,Massimo Leoni, Vladimiro Vaia, Franco Vaia e altri

lunedì 17 novembre 2014

Una associazione per il futuro.


Da tempo, per buona volontà di alcuni compagni e compagne, è stata fondata una associazione che ha l'ambizioso obiettivo di Ricostruire il Partito Comunista in Italia. 
Anni fa, era solo il Partito dei Comunisti Italiani ed il suo segretario nazionale di allora, il compagno Diliberto, a sostenere la necessità dell'unità dei comunisti.
Ora, a distanza di anni, osserviamo con piacere che, la nascita dell'Associazione per la ricostruzione del Partito Comunista sta attirando a se compagni e compagne che, fino a qualche tempo fa, erano ancora convintamente aderenti ai PC già organizzati nel nostro paese.
Il PRC dal canto suo, preferisce potenziare ancora di più il senso dell'esistenza della "rifondazione comunista" in Italia rilanciando il partito, presentando la tessera del Partito già a novembre di quest'anno e facendo finta di non vedere che qualcosa, nel popolo comunista si sta muovendo. 
Qualcosa che va oltre l'esistente e che prima o poi spazzerà via gli attuali partiti comunisti in Italia. 
Ci saranno ovviamente quelle frange più oltranziste che preferiranno rimanere all'interno del loro apparato. Ma la base comunista chiede sempre più a gran voce la ricostruzione del Partito Comunista unico che sia voce forte dei comunisti italiani. 
Gli ultimi avvenimenti possono far intendere che grande è il caos nella galassia comunista. Il PRC ha subito l'ennesima scissione per opera, questa volta, dei compagni che fanno seguito a Claudio Grassi. 
Anche nel PdCI, parte del gruppo romano sotto la sigla di "Comunisti Adesso" ha lasciato il partito per aderire al PRC.
La domanda sorge spontanea: ma a chi giova questo continuo spostamento di gruppi organizzati, iscritti e militanti tra un PC ed un altro? Io credo a nessuno se non agli avversari dei comunisti.
Una volta, quando c'era il PCI era la cosiddetta "Nuova Sinistra" che continuava a far politica a suon di scissioni, litigi, divisioni, spostamenti di iscritti in nome di un mondo nuovo e comunista. 
Alla fine dei fatti, il PCI non c'è più e gli eredi della Nuova Sinistra sono ancora li a contendersi la purezza ideologica che in fin dei conti non ha portato a nulla se non alle vittorie delle destre e dei populismi. 
Sinceramente noi del PdCI uno spettacolo del genere non lo vogliamo più vedere. Vogliamo invece essere soggetti attivi, insieme a tanti altri compagni e compagne di un corso nuovo. 
Cosa significa essere comunisti oggi e perché. 
Dare il senso all'esistenza di un Partito Comunista che sia avanguardia di classe e diventi il megafono dei senza voce.
Il tempo è scaduto. Non possiamo più permetterci di litigare e far vedere chi ha la falce e martello più bella. Oggi la parola d'ordine deve essere una sola: Unità. La utilizzò Antonio Gramsci per dare il nome al famoso quotidiano (oggi non più in edicola), la utilizziamo oggi noi per dare forza e senso ai comunisti italiani. L'invito all'unità oggi è rivolto ai compagni che militano in tutti i PC e che desiderano vedere l'unità dei comunisti.
Il PdCI è al servizio di questa unità e non può che vedere con estrema positività la nascita di una associazione nazionale che vuole la ricostruzione del Partito Comunista. 
L'appello è stato sottoscritto da compagni/e di diversa provenienza partitica, da tanti comunisti che non hanno la tessera. 
Quest'ultimo dato è importante perché denota come il popolo comunista sia presente in Italia e come si senta orfano di un Partito che diventi la casa comune dei comunisti.
Il PdCI mette a disposizione la propria organizzazione per dare forma e sostanza al progetto dell'associazione.
La bandiera del comunismo italiano è sempre stata una sola, rossa con falce, martello e stella sovrapposta al tricolore italiano. Questo è il nostro simbolo, quello del
 PARTITO COMUNISTA ITALIANO!
Per aderire all'appello visitate il sito dell'Associazione: www.ricostruirepc.it

Marco Marconi
PdCI Lodi


mercoledì 22 ottobre 2014

Articolo 18 e dintorni.

 
 
Pubblichiamo ampi stralci dell'articolo del compagno Giuliano Cappellini (Direzione Provinciale PdCI Lodi) pubblicata su "Gramsci Oggi" che ringraziamo calorosamente.
 
PdCI Lodi
 
A quali condizioni del lavoro si riferiscono le riforme di Renzi?
Se nel nostro paese gli imprenditori si fossero conformati da molto tempo ad una prassi di rispetto della dignità del lavoratore e, dunque, non usassero l’arbitrio nei licenziamenti individuali, si potrebbe pensare che l’articolo 18 è una norma obsoleta che potrebbe essere cancellata, non foss’altro che per rispetto ad una categoria (gli imprenditori) di cittadini coscienziosi. Ma la realtà è un’altra ed il degrado raggiunto nei rapporti reali di lavoro dovrebbe essere ormai monitorato da un’apposita indagine conoscitiva parlamentare, sia perché l’ultima si riferisce alle condizioni del lavoro subordinato di circa 50 anni fa, sia perché senza un’indagine conoscitiva, la riforma Renzi che cancella l’art. 18 sembra rispondere solo ad una paranoia ideologica.  
 

La liquidazione delle tutele dello Statuto dei Lavoratori non umilia solo gli operai e gli impiegati, ma crea una situazione pesante anche per la forza lavoro intellettuale e manageriale di più alto grado. Per non parlare dei laureati impiegati nei call center, conosciamo casi di valenti giovani manager dai quali dipendono letteralmente le sorti di piccole-medie aziende industriali pagati con stipendi di 1500 euro al mese (gli imprenditori, invece fanno la raccolta di automobili di lusso…) e di aziende che intendono promuovere i loro prodotti in Estremo Oriente ma che fanno pagare di tasca propria ai giovani laureati i viaggi nei paesi dove si devono recare. (.....)
 
Sacrifici per superare la recessione economica o per sempre?
Ma, si dice, bisogna prendere atto delle condizioni economiche in cui si trova il paese dentro una recessione economica e si deve accettare il fatto che, per superare queste contingenze, i lavoratori devono necessariamente subire una pressione incredibile fino a qualche decennio fa. E si dice anche che col sacrificio delle tutele, peraltro non generalizzate, dei lavoratori e con la repressione sindacale sarà possibile attirare in Italia investimenti stranieri o invogliare investimenti autoctoni. Tesi questa, degna della demagogia di un millantatore come Renzi, che se vi fosse in essa una traccia di verità scientifica, le tutele del lavoro dovrebbero, al massimo, essere solo sospese come misura temporanea fintantoché non si fossero verificati gli obiettivi economici sperati, salvo ripristinarli, se l’evidenza mostrasse che tali obiettivi non si ottengono in questo modo. Scherzi del fanatismo ideologico, si preferisce invece cancellarle per sempre con “riforme” che ci riportano al medioevo. (....)
 
La sfida della caduta del saggio di profitto
Mette, però, il caso di ricordare che l’automazione dei processi di produzione ai quali, nella continua competizione economica, l’industria capitalista non può sottrarsi, è alla base del noto fenomeno della caduta del saggio di profitto, giacché se “libera” la produzione dalla forza lavoro umana per diminuire il valore di scambio delle merci, il profitto dipende pur sempre dalla quantità di lavoro non pagato ai lavoratori, ed è, quindi, destinato a decrescere quando il loro numero decresce. Il capitalismo contrasta  il fenomeno in diversi modi, generalmente non decisivi. Naturalmente si serve della stretta sui salari e sulle condizioni di sfruttamento del lavoro umano, ma tenta anche la strategia di più largo respiro centrata sull’intenzione di diminuire i suoi impegni sul versante delle produzioni di massa in cui più massiccio è stato il ricorso all’innovazione tecnologica e che, dunque, impiegano un numero calante di addetti per unità di prodotto. Nel più classico dei modi (cfr. “Salario prezzo e profitto”, Marx, 1865), spostando cioè, gli investimenti dalla produzione di merci “popolari” a quelli di qualità maggiore, se non del lusso. (....)
Come la borghesia riesce a superare la crisi?
Spostare gli investimenti verso l’industria dei consumi di lusso a scapito dei consumi di massa rimette in gioco non solo l’asse dello stato assistenziale o di quel che ne resta, ma anche la condizione di vita delle grandi masse che sono costrette a fruire di certe “comodità” per vivere e lavorare. L’automobile per esempio. Ma l’obiettivo potrebbe essere ancora più ambizioso tale cioè da colpire altri settori vitali. Se si cerca di rimettere in moto il profitto e questo richiede 1) di concentrarsi sulle produzioni di lusso e, 2) di ridurre l’occupazione per favorire la crescita di un esercito strutturale della manodopera di riserva per impedire ai salari degli occupati di aumentare, allora l’intervento deve essere a tutto campo e colpire a fondo anche i settori che magari hanno beneficiato della tecnologia per aumentare la qualità, l’agroalimentare e le sue industrie di trasformazione, ad esempio. Un modo, anche questo di distruggere una certa quantità di quelle forze produttive il cui sviluppo ad un certo punto si ritorce contro la società borghese. “Con quale mezzo, scrivevano Marx ed Engels nel Manifesto, riesce la borghesia a superare le crisi? Per un certo verso, distruggendo forzatamente una grande quantità di forze produttive …” (.....)
 USA- Cina
La sfida di fondo che gli USA lanciano alla Cina è quello di provare ad incrinare l’economia di un paese la cui risorsa principale è l’abbondanza di manodopera, non intensamente sfruttata in processi industriali a relativamente basso impiego di tecnologie. Questa condizione favorisce i profitti delle aziende private (anche straniere) e, soprattutto dello Stato cinese. Di contro il capitalismo monopolistico americano intende vincere la sfida procedendo ad una maggior automazione dei processi industriali, pur conscio dei pericoli cui va incontro il sistema economico (l’imperialismo americano, invece, si concentra sul controllo delle materie prime, delle fonti energetiche, nonché su quello finanziario e militare su scala globale, per creare ulteriori intoppi allo sviluppo economico della Cina). Fatto si è che la Cina non meccanizza l’agricoltura, anche per non incentivare la fuga dalle campagne, ciò nonostante l’agricoltura cinese copre alla grande il fabbisogno alimentare di 1,4 miliardi di cinesi!
 La ripresa della lotta
Il governo Renzi taglia le tasse alle imprese con un’ulteriore stretta sullo stato assistenziale al quale sottrae risorse in modo indiscriminato. Del grazioso regalo di un governo la cui forza principale è il PD, Confindustria ringrazia e, con i risparmi sulle tasse, il grande capitalismo conta di procedere ancora più celermente a quelle trasformazioni che abbiamo sopra delineato. Le riforme di Renzi non produrranno nessun nuovo posto di lavoro, e questo lo hanno capito tutti, ma non contrastano in alcun modo il disegno strategico di trasferire ogni risorsa nelle produzioni di lusso, per soddisfare il mercato dei ricchi. Tali riforme, incentivano, dunque, nel medio temine la disoccupazione e la formazione di un esercito della manodopera di riserva con inedite caratteristiche strutturali. Per la classe operaia la questione dell’articolo 18 non è solo una questione di difesa della dignità di lavoratori nei rapporti di lavoro, ma un indicatore dell’asprezza di uno scontro la cui posta sono il lavoro e le condizioni di vita delle masse lavoratrici. Di questa realtà si sono dovuti convincere i settori decisivi del movimento operaio, CGIL in testa. L’ineluttabile crisi dei rapporti tra il movimento sindacale ed il PD, un partito in cui le crepe sono sempre più evidenti, libera forze importanti per la ripresa della lotta del proletariato, di qualche importante settore dei ceti medi (insegnanti, pubblico impiego, ecc.), dei giovani e dei disoccupati. Naturalmente il movimento sociale sconta trent’anni di inerzia e di codismo del movimento operaio, che ha coperto le politiche di destra del PD, ciò non toglie, tuttavia, il valore eccezionale del suo risveglio ad una lotta che sarà inarrestabile, anche se ci vorranno tempo e tanta determinazione per portare a casa dei risultati.
Buon giorno FIOM, ben ritrovata CGIL, ora la sinistra di classe deve giocare le sue carte, in primo luogo chiarendo al proletariato le vere cause della crisi economica e gli immondi giochi che si sviluppano alle sue spalle.

giovedì 16 ottobre 2014

Solo la lotta paga! L'esperienza dei lavoratori della logistica Carrefour di Pieve Emanuele (MI)




Pubblichiamo il commento dell'USB di Lodi riguardo ad una vittoria dei lavoratori della logistica Carrefour di Pieve Emanuele. Il PdCI tutto, la Direzione provinciale del Partito si complimenta con i compagni dell'USB per la forza che hanno dimostrato nel sostenere e lottare al fianco dei lavoratori. 
Il Partito dei Comunisti Italiani della Federazione di Lodi solidarizza con i lavoratori e le lavoratrici Carrefour e si complimenta con l'Unione Sindacale di Base per l'egregio lavoro fatto.
Solo la lotta paga!!
PdCI Lodi



Il presidio dei lavoratori della logistica Carrefour a Pieve Emanuele 
...CHI LOTTA PUO' VINCERE! Ed è stata vittoria! I lavoratori del'ex cooperativa RGS della logistica GS Carrefour , che aveva licenziati i 102 lavoratori, sono rientrati. Ieri, 2/ottobre/2014, presso il Comune di Pieve Emanuele è stato raggiunto l'accordo sul l'assunzione di tutti i lavoratori licenziati dalla RGS. tra la subentrante Cooperativa Millenium360 I le OO.SS di FILT CGIL, FIT CISL e USB, organizzazione maggiormente rappresentativa del sito con il 50% circa degli iscritti. I coordinatori per USB della Federazione di Lodi, Rocco Angelino e Vito Cafaro, hanno promosso, sul nascere delle problematiche occupazionali, un "tavolo" istituzionale che, grazie alla disponibilità del Sindaco P. Festa di Pieve Emanuele, è stato possibile attuare. L'Accordo raggiunto, in primis, prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali (CGId) che permetterà ai lavoratori e alla subentrante Cooperativa la ripresa graduale dei flussi di produttività. Inoltre sono previsti incentivi sul raggiungimento graduale degli obbiettivi, relativamente alla dotazione di mezzi e strumenti che favoriscono la messa in sicurezza dei lavoratori e dell'impianto. I lavoratori organizzati dall'USB hanno condotto la lotta, nell'ambito delle normali regole convenzionali ma con grande efficacia, che ha permesso il risultato ottenuto. L'USB sta dimostrando in tutti i comuni del territorio (Lodi, Pavia e Sud Milano), dove sono presenti numerose strutture logistiche, la capacità di organizzare i lavoratori nel rivendicare i propri diritti a partire da quello occupazionale. 

USB- Federazione di Lodi

venerdì 10 ottobre 2014

Tutti a Roma!




Sabato 25 Ottobre i lavoratori e le lavoratrici italiane sono chiamati/e a Roma per una manifestazione nazionale per il lavoro e la dignità.
Il valore politico di questa manifestazione supera di molto tutte le manifestazioni che fino ad ora sono state organizzare. Con questo non vogliamo togliere nulla a nessuno, anzi.
Quel sabato sarà il banco di prova per la sinistra politica e sindacale per dimostrare se in questo paese esiste ancora una sinistra. 
Il Governo Renzi è andato oltre ogni aspettativa. Se anche la CGIL di Susanna Camusso chiama a raccolta il sindacato, i suoi quadri e i suoi iscritti significa che ora, tutti, nessuno escluso a sinistra hanno compreso la vera natura del Governo Renzi e del Partito Democratico.
Questo non scagiona la Camusso da gravissime responsabilità che nel corso degli anni hanno portato all'odierna situazione.
Anche se messi all'angolo e oscurati da tutti gli organi di stampa nazionali, noi comunisti abbiamo sempre denunciato la linea morbida e collaborazionista della CGIL!
Prima di Renzi, c'è stato il Governo Letta e prima ancora il Governo Monti. Nessuno di questi Governi ha fatto bene al mondo del lavoro. Sono anch'essi carnefici. 
Carnefici è una accusa grave. Ma come definire una classe politica incapace di tutelare i diritti dei lavoratori? 
Come possiamo definire coloro che, in nome delle Banche, dei poteri forti sacrificano migliaia di lavoratori e generazioni per cosa? Per un pareggio di bilancio introdotto in Costituzione.
Se Renzi voleva veramente tutelare i più deboli doveva colpire una delle cause dei problemi, le politiche economiche della UE. I suoi sono solo slogan per le allodole. 
Tra i sinceri militanti di sinistra, anche se non comunisti, si comincia a capire la grande illusione del PD e le perdite di tesserati a quel partito sono la prova!
Ovviamente, il PdCI è disponibile ad accogliere tutte quelle persone che, deluse dal PD, sono pronte a tornare a lottare in un Partito Comunista degno di questo nome.
Non sono rari i casi di compagni che hanno buttato la tessera del PD per iscriversi ai Comunisti Italiani. Siamo fermamente convinti che la strada intrapresa dal Partito dopo la Conferenza politica ed organizzativa sia l'inizio di una stagione positiva. Per il PdCI e tutto il movimento comunista su scala nazionale. 
Sempre più compagni si rendono conto che una forte presenza di un radicato PC è la risposta alla deriva liberale e centrista del Partito Democratico, anche se, quest'ultimo a riportato in auge le "Feste de l'Unità, altra trappola renziana per tenere buona la base militante ex DS.

Essere a Roma è un dovere. Essere a Roma, per noi Comunisti Italiani sarà un onore perché saremo al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il Partito dei Comunisti Italiani ci sarà!


Per la Direzione provinciale PdCI Lodi

Marco Marconi








martedì 23 settembre 2014

il lavoro in lutto



Due operai e il conducente dell'autocisterna sono morti sul colpo per le esalazioni tossiche. Un quarto cadavere rinvenuto mentre i vigili del fuoco bonificavano l'area. Grave un quinto dipendente accorso dopo aver notato i colleghi a terra. Potrebbe esserci un errore umano all'origine della tragedia, ma secondo la Procura non sono state rispettate le norme della linea produttiva.

Un altro maledetto "incidente" sul lavoro. Incidente perché? Per colpa degli operai diranno in molti...non avevano rispettato le norme di sicurezza. Poca prudrenza. 
Un operaio che lavora per portare il salario a casa e dare una vita dignitosa a se e alla sua famiglia sta ben attento dall'essere incauto e lavorare con estrema superficialità.
Oggi la crisi che ha colpito tutti noi porta chi comanda a richiedere alla propria forza lavoro retribuita molto di più.
La crisi fa paura, la perdita del proprio posto di lavoro fa paura. Questo il padrone lo sa e ne approfitta. Approfitta di una storica posizione di prevalenza gerarchica. 
Oggi all'operaio viene richiesto uno sforzo ed una velocità nella produzione che prima, quando c'era un forte sindacato ed un forte Partito Comunista, nessuno si permetteva di chiedere.
Ora, se vuoi mantenere il tuo posto di lavoro devi essere il più veloce, il più efficiente. Ed in certi settori lavorativi, dove l'incidente mortale è sempre dietro l'angolo, non puoi essere veloce e saltare procedure di sicurezza di vitale importanza.
Ma nella logica del capitale e del sistema di produzione capitalistico questo non conta. Bisogna produrre, possibilmente evitando leggi sulla sicurezza sul lavoro. Tanto cosa vuoi che capiti?
E poi arriva la tragedia. E tutti, stampa e TV, sono pronti a sostenere "che mancava il rispetto per la sicurezza sul lavoro".
In nome di una produzione che non c'è più per non perdere quelle poche commesse che arrivano in fabbrica, si tralasciano molti "particolari".
Non possiamo accettare che a pagare siano sempre i lavoratori.
I Comunisti Italiani sono vicini alle famiglie degli operai deceduti e manifestano tutto lo sdegno verso quella classe imprenditoriale che per risparmiare sulla sicurezza dei lavoratori causa tragedie come quella di Adria.
Basta morti sul lavoro. I controlli devono essere serrati e le pene devono essere certe per quegli imprenditori che non adempiono al loro dovere.

PdCI Lodi




venerdì 19 settembre 2014

Conferenza Politica e di Organizzazione



La Federazione del Partito dei Comunisti Italiani della Federazione di Lodi si riunirà con i propri iscritti e simpatizzanti sabato 20 settembre a Mairago presso la Pizzeria vicino all'osservatorio Astronomico per la Conferenza politica e di organizzazione. 
Questo è un appuntamento molto importante per il Partito e per la base militante che ha bisogno di analizzare e capire l'importanza della nostra esistenza. 
Pochi giorni fa una terribile notizia ha colpito il mondo del lavoro. Un operaio, di 87 anni, è morto durante il lavoro in cantiere. 
Sono due gli aspetti agghiaccianti di questa vicenda. Innanzitutto la perdita di una vita umana, di un uomo che viveva delle proprie fatiche di lavoratore salariato e sfruttato. Ciò che fa rabbia è sapere che questo operaio aveva 87 anni.
In un paese democratico e civile non è accettabile che un uomo di 87 anni continui a lavorare. 

In questo scenario Renzi e le sue politiche neo liberiste rappresentano  tutte le cause che hanno portato a questo scenario. Ovviamente, Renzi è solo l'ultimo di una lunga serie di personaggi della politica italiana, anche della sinistra moderata, che hanno difeso il capitale e la finanza speculatrice.

Cosa devono fare oggi i comunisti? Nulla di più che continuare ad essere comunisti e saper analizzare le nuove fasi del millenio da poco cominciato.
Il PdCI vuole essere solo la scintilla di un processo che è ormai irreversibile. Tornare ad essere avanguardia, nella consapevolezza che il proletariato di oggi non è più quello di un tempo. 
Non ci sono più solo i braccianti (quella categoria ora è stata lasciato al proletariato migrante), ma anche una classe operaia arrabbiata. Arrabbiato non tanto contro il padrone e gli sfruttatori, ma contro chi in questi anni è andato a braccetto con il padronato e la classe politica borghese e conservatrice.
I comunisti sono stati sconfitti ed isolati. Consapevoli di questa sconfitta possiamo solo risalire e tornare tra le lotte, tra la gente. I comunisti sono nati per questo e questo siamo tornati a fare.

Direzione PdCI Lodi

comunistilodi@gmail.com


lunedì 1 settembre 2014

Europa. Tutto cambia perché nulla cambi.




Nuova vittoria renziana, secondo Renzi.
O meglio, un nuovo tonfo nel vuoto più assoluto per la politica renziana ed i suoi seguaci. La grande stampa nazionale ed internazionale non fa altro che parlare della neo nominata Lady Pesc, Federica Mogherini già Ministro degli esteri del Governo italiano e membro di spicco del Partito Democratico.
Con gli slogan e lo spirito da scout Matteo Renzi ha portato la Mogherini ad una nomina di grande prestigioni in casa UE.
L'incarico conferitogli di Alto rappresentante degli esteri caricherà sulle spalle di Lady Pasc enormi responsabilità e possibilità politiche.
La Unione Europea, almeno come la pensiamo noi comunisti trova le sue fondamenta anche nel ruolo ora ricoperto dalla Mogherini.
Essere la voce di un popolo, quello europeo, da l'impronta, la descrizione di chi siamo e cosa vogliamo. Ed ecco qui che, da comunisti, non possiamo non notare che dalla Mogherini sono molte le cose che non quadrano e che riteniamo insoddisfacenti e dannose per l'Europa.
Le ultime nefandezze prodotte dall'Imperialismo Nato in Siria, Iraq, Libia e in ultimo a Gaza ed al confine tra Russia ed Ucraina, non sono state mai state trattate dal dicastero degli esteri, la Mogherini tace.
In fondo è in linea con la politica europea da noi sempre combattuta ed ostentata dai poteri europei e dalle potenze internazionali.
Per descrivere la politica estere europea basta leggere le linee guida della politica estera della Nato, è semplice.
Per avere un passato nella Sinistra Giovanile (l'organizzazione giovanile dei Democratici di Sinistra) è inquietante come la Mogherini si sia limitata a ripetere come un registratore la posizione filo atlantica rispetto ai massacri avvenuti in Ucraina da parte delle milizie nazifasciste.
Nessuna denuncia, nessuna presa di distanza da i cosiddetti fautori del cambiamento filo-europeo ed atlantico.
L'Alto rappresentante della politica estera e sicurezza comune (Pesc) avrà l'unico ruolo di continuare a rappresentare il nulla. E Matteo Renzi ci mangia su un gelato.....



sabato 30 agosto 2014

Solo i Comunisti difendono la scuola pubblica!!! La Giannini parla sono a CL!



Le linee di indirizzo sulla scuola, esposte dal Ministro Giannini al meeting di Comunione e Liberazione e certo non per pura coincidenza, sono davvero una “rivoluzione”, ma di di tipo regressivo e di stravolgimento classista e reazionario della scuola pubblica italiana e infatti ripropongono quasi pedissequamente le vecchie impostazioni fallimentari degli ’ex Ministri Gelmini e Aprea.
Negli annunci della Giannini non c’è una sia pur minima certezza sul capitolo delle risorse disponibili, dopo mesi di propaganda e annunci su stanziamenti mirabolanti per l’edilizia scolastica pubblica, a fronte di condizioni di degrado progressivo e inarrestabile dell’intero comparto scolastico pubblico, non c’è nessuna idea di riqualificazione culturale e formativa, se non lo zuccherino di più ore di musica e storia dell’arte, specchietti per le allodole in un disegno che invece si muove su assi precisi di dequalificazione ulteriore della scuola pubblica, fino alla proposta assurda e in controtendenza rispetto agli standard europei, oltrechè culturalmente regressiva, di diminuire l’offerta formativa superiore da cinque a quattro anni.
Scuola pubblica in dismissione dunque, a partire dalla sua parificazione con il sistema delle scuole private, cui si offre la torta della defiscalizzazione delle spese per quelle famiglie che opteranno in tale senso per la formazione dei propri figli; a seguire con la distruzione definitiva di ogni regola contrattuale che garantisca diritti, doveri e responsabilità educative e formative ad un corpo docente stremato da anni di incerte e fumose giravolte sulla sua missione, sulle modalità di reclutamento, con l’uso spregiudicato del ricatto occupazionale che ha fatto degli insegnanti italiani la categoria di lavoratori della conoscenza più mortificati d’Europa.
Sparisce così ogni impegno per il rinnovo del contratto nazionale, si intende togliere salario a tutti con il superamento degli scatti per dare soldi a pochi utilizzando il vecchio progetto dell’Aprea, ma chi giudicherà il merito degli insegnanti, e in base a quali criteri?
Dunque non c’è alcun progetto per stabilizzare gli organici e riformare il reclutamento superando il precariato. La demagogia della Giannini – “aboliremo le supplenze” – maschera l’ulteriore indebolimento della scuola pubblica, degli apprendimenti e dei diritti degli studenti, con un impoverimento del curriculum della scuola superiore; aumentando il carico di lavoro frontale dei docenti. Non eliminerebbe “fisicamente” i 400mila docenti presenti nelle graduatorie di istituto, ma favorirebbe la loro espulsione definitiva da un sistema iniquo, che ne ha sfruttato per anni il lavoro, con la promessa di un posto futuro che in tal modo non arriverà mai.
Le parole del ministro, pur se volutamente fumose non nascondono però il disegno di fondo che accumuna il suo progetto a quelli di Aprea e Gelmini: piegare la scuola pubblica alle logiche delle imprese e del mercato, e mentre si promettono più soldi alle scuole private, le tanto decantate autonomie scolastiche sono ormai senza risorse e niente viene proposto per il sostegno alle famiglie che non sono più in grado di sostenere i costi per fare studiare i figli. Con questa proposta si aggrava paurosamente il divario tra la previsione costituzionale del diritto allo studio, e si mette in moto un meccanismo che può riportare la scuola italiana verso antiche impostazioni di classe e di separazione tra i saperi. Il governo Renzi, tramite il Ministro Giannini dichiara così al meeting di CL, nel cuore del sistema privatistico di istruzione e sanità, che si intende attaccare la scuola italiana nella sua missione di luogo pubblico di formazione democratica e civile dei cittadini, rendendola ancor più selettiva ed esasperando la frattura educativa e culturale, come nella migliore tradizione delle società fondate per principio sulla diseguaglianza, tra formazione accademica e formazione professionale
Per noi Comunisti Itaiani, i punti di partenza devono essere invece, e lo andiamo ripetendo da anni, e non da soli, l’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, nuovi e strutturali investimenti di risorse e di progettualità in grado di risollevare il livello ed della scuola pubblica italiana, il superamento di ogni forma di precariato che condanna centinaia di migliaia di insegnati a vivere decenni nella scuola senza speranza di un lavoro serio e stabile in un settore che, per definizione, non può vivere di casualità ma di progetto. Questo quadro di obbiettivi darebbe sostanza alle politiche per il diritto allo studio negate da questo governo, e può diventare la piattaforma per cui battersi e mobilitare le energie politiche e sociali che nel paese ancora investono sulla democrazia e sulla costituzione.
Il Pdci si schiera dunque al fianco delle organizzazioni sindacali dei lavoratori della conoscenza, degli studenti e di tutte le famiglie che ancora vogliono un futuro dignitoso e di crescita culturale e sociale dei loro figli,
La condizione per invertire la crisi del sistema educativo e di istruzione è tornare a investire per migliorare la qualità dell’offerta formativa, non certo diminuirne qualità e durata, una scelta miope che indica da sola in quale considerazione questa cosiddetta classe dirigente tenga l’istruzione pubblica e il futuro delle nuove generazioni.
Paola Pellegrini, responsabile Nazionale Scuola e Cultura del PdCI

sabato 16 agosto 2014

Quel 18 che non piace a molti


Ci risiamo. La parte peggiore del paese è tornata a discutere dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. I soliti media nazionali fanno passare i soliti slogan bipartisan. L'art. 18 è un totem ideologico, roba da anni '70, il mondo va avanti, è ora di rivedere l'intero Statuto dei Lavoratori ecc.
Da Forza Italia, Ncd e il Partito Democratico (sigh) sono ormai tutti d'accordo che bisogna terminare l'opera distruttrice intrapresa dalla Fornero durante l'era buia e distruttiva del Governo Monti.
Non dovremmo essere sorpresi dalla schizzofrenia politica di quei politici che più di dieci anni fa scesero in piazza per tutelare e difendere quell'articolo dalle minacce dell'allora Governo Berlusconi.
Il partitone della sinistra italiana, i Democratici di Sinistra manifestarono con le loro bandiere al fianco di quelle del Partito dei Comunisti Italiani, del PRC, della CGIL e della galassia della sinistra italiana. Ed ora?? Quelle stesse persone che allora (furbescamente) manifestavano con il popolo della sinistra ora da democratici (senza sinistra) credono che si debba pensare ad un superamento (lento) di quell'articolo e quindi la cancellazione di un mondo.
Il mondo che il PD vuole cancellare è quel mondo che il PCI e le migliori forze progressiste di questo paese riuscirono a costruire dopo anni di lotte e speranze.
A sostenere che quel 18 sia ancora importante lo dicono in molti. Comunisti prima fra tutti.
Peccato che il no della CGIL targata Susanna Camusso non abbia avuto la stessa reazione che ebbe Cofferati. 
Oggi Angelino Alfano straparla anche con toni razzisti, attacca l'articolo 18 per cercare di rubare qualche voto a destra. 
In altri tempi alle affermazioni di Alfano si sarebbe risposto in massa con una grande manifestazione nazionale. 
Noi del PdCI siamo indeboliti dall'isolamento in cui siamo costretti a vivere da anni e ciò che noi diciamo ci rimbalza quasi contro. Sinistra Ecologia Libertà ha assunto una giusta posizione riguardo alle questioni sino ad ora menzionate. 
Sarebbe buona cosa che da quel partito partisse un segnale di apartura verso chi, come noi dei PdCI, vuole unire la sinistra e far nascere un fronte unito per una grande opposizione sociale.
Il PD ha fatto la sua scelta ed imboccato una strada che, per quanto ci riguarda è sbagliata e soprattutto non è la strada che porta alla costruzione di un mondo migliore. 
I Comunisti Italiani faranno in modo che quell'articolo resti li dove si trova e che torni ad essere un vero strumenti per i lavoratori sotto ricatto padronale. 
W l'Articolo 18!


domenica 10 agosto 2014

Cosa resta di umano?



Come in ogni famiglia, alle 20.00 ogni casa (o quasi tutte) sono sintonizzate sui Tg nazionali. Vengono riportate le notizie di cronaca, ci si scandalizza e ci si dispiace per la rapina, per l'ennesima vittima della strada per mano di un pirata.
Gli italiani ascoltano cinicamente le notizie di cronaca politica, speranzosi che il nuovo Leader nazionale del dopo Berlusconi faccia il miracolo dell'anno.
Ma quando il Tg passa alle notizie internazionali l'attenzione scende. Se poi tali notizie non ledono la tranquillità dell'italiano, si può anche cambiare canale. 
A Gaza vengono uccisi bambini. Creature innocenti. Colpevoli solo di appartenere ad un popolo che da dopo guerra ad oggi è stato cacciato dalla sua terra perché la comunità internazionale decise, allora, che gli ebrei dovessero creare uno Stato forte possibilmente filo-atlantico. 
Anche l'URSS di Stalin tentò di attirare verso la sfera socialista il nascente Stato di Israele, ma le cose andarono in maniera diversa. 
Vengono uccisi bambini. I bambini sono tutti uguali. Non portano bandiere, non scrivono trattati o leggi. I bambini hanno il diritto di giocare. 
I nostri figli in Italia giocano. Per i bambini palestinesi giocare è diventato un lusso. I bombardamenti ed i raid israeliani hanno distrutto tutto. 
Hanno ucciso centinaia di bambini. Per colpire Hamas e distruggere i tunnel Israele colpisce i civili. Donne, bambini, anziani. Tutto ciò è inaccettabile.
Le responsabilità per ciò che sta avvenendo sono molte. Ma quella più grande pende sulla testa del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Obama sta dimostrando al mondo intero che all'imperialismo interessa soltanto il dominio ed il controllo del mondo. Altro che diritti umani!
In America le lobby legate ad Israele sono molto forti ed influenti. Gli USA assistono impassibili al massacro in atto. 
Cosa resta di umano, quando a morire sono gli innocenti? Ai bambini non interessano "le grandi questioni internazionali". Vogliono solo essere piccoli palestinesi vicino alle loro mamme. 



martedì 15 luglio 2014

Sulla dittatura militare in Argentina.

Per gentile concessione della rivista online "Gramsci Oggi" (www.gramscioggi.org) pubblichiamo un importante articolo tradotto dal compagno Giuliano Cappellini sulla dittatura militare in Argentina degli anni '70.


LOS ARGENTINOS SOMOS DERECHOS Y HUMANOS [1]
(note sulla dittatura argentina degli anni ’70)
Waldir José Rampinelli [2]

Il fondamento ideologico della dittatura militare argentina fu la dottrina della sicurezza nazionale, l’integralismo cattolico e l’anticomunismo. Furono utilizzate la strategia del terrore di Stato e una serie di politiche pubbliche per smantellare le strutture formali e informali di protezione dello Stato che erano state introdotte nel paese nel 1930 e soprattutto durante il primo governo peronista. Per questo, la dittatura aveva ottenuto le benedizioni e le raccomandazioni appropriate dalla Conferenza Episcopale Argentina (CEA), la cui cupola gerarchica era stata consultata alla vigilia del colpo di stato. Non si può, però, dimenticare il grande appoggio popolare alla prima giunta militare golpista (Jorge Rafael Videla, l'esercito, Emilio Eduardo Massera, la Marina, e Ramón Agosti, l’areonautica), che era vista come salvatrice della Patria, dell’ordine e della pace

La dittatura mise in atto due strategie: la guerra anti-sovversiva e l'istituzione di un piano economico a favore della classe dominante. La prima consistè nell'eliminazione fisica di tutte le organizzazioni di guerriglia, dei gruppi rivoluzionari di sinistra, comitati e militanti sindacali dei raggruppamenti di studenti e sostenitori del populismo peronista, ricorrendo ai metodi dei regimi totalitari. La complessa macchina per torturare e uccidere arrivò a disporre ​​nel 1977, di 340 centri clandestini di tutta l'Argentina. Si inventarono nuove forme di scomparsa degli oppositori: furono gettati in mare con voli notturni, gli avversari ancora in vita trattenuti presso la Scuola di Ingegneria Meccanica della Marina; ci si appropriò dei beni e delle proprietà degli arrestati, venduti in negozi stabiliti o in pubbliche aste; furono rapiti i bambini nati nei centri di tortura per consegnarli ai membri di genitori adottivi coinvolti nei sistemi di repressione o sostenitori dei militari [3] e si sfruttò il lavoro dei detenuti trattati come schiavi, evitando così di assumere manodopera per alcuni compiti da completare nelle caserme. Molti cappellani delle Forze Armate tranqulizzavano le coscienze dei torturatori e dei ladri con la giustificazione cristiana che era necessario separare il grano dal loglio. Uno di questi, Christian Von Wernich, è stato condannato all'ergastolo nell'ottobre 2007 per aver partecipato alla privazione illegale della libertà di 34 persone, nonché come co-autore di tormenti aggravati a 31 cittadini. Il rapporto “Nunca más” denuncia la cifra di 30.000 desaparecidos, un vero e proprio genocidio organizzato della popolazione argentina e il Diário del Juicio, venduto nelle edicole, racconta nei dettagli gli orrori del regime, l’Inferno reale di Dante. Tale fu il discredito delle Forze Armate dopo tali rapporti, che militari in divisa evitavano di camminare per le vie del paese.
                 
Il cinismo del dittatore Videla lo ha portato a dare una spiegazione per i desaparecidos, presentando cinque cause: a) che queste persone avevano un passato nella clandestinità; b) che furono eliminate dalle loro stesse organizzazioni, per mancanza di lealtà; c) che si tenevano nascoste per vivere nella marginalità; d) che erano disperate e commettevano suicidio: e infine, d), che furono uccise a causa degli eccessi commessi dalle forze armate [4].

La gerarchia cattolica cercò di ignorare la questione, quando non ci si riferiva ad essa in termini di pacificazione, di riconciliazione e di oblio: nel 1976 Henry Kissinger, alla riunione a Santiago del Cile dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) consigliava i militari di proseguire nella "soluzione finale" della questione sovversivo prima che il Congresso degli Stati Uniti riprendesse le sue sessioni e anche prima che Jimmy Carter assumesse la presidenza nel gennaio 1977.

La seconda strategia della dittatura consisteva in percorsi chiari per l'attuazione di un programma economico con un mix di politiche neoliberiste, conservatrici e di sviluppo, il cui punto di convergenza di base sarebbe stato quello di ridefinire il comportamento degli attori per mezzo di una formula composta che consisteva nel disciplinamento dei mercati e nell'intervento dello Stato. Gli unici a beneficiarne sarebbero state le classi dominanti – specialmente la borghesia agroesportatrice, i proprietari del capitale finanziario e delle multinazionali –, che a loro volta davano il pieno appoggio al Processo di Riorganizzazione Nazionale. Per questo era necessario sradicare il male sul nascere distruggendo l'organizzazione della classe operaia argentina.

Tra l’aprile e il settembre del 1976, per consolidare il consenso, il dittatore Videla, usava fare pranzi mensili con le figure rappresentative della società argentina. Partecipavano a questi incontri impresari dei mezzi di comunicazione, rappresentanti del commercio agricolo, leader religiosi, presidenti di entità scientifiche, ex ministri delle relazioni estere e scrittori, tr i quali Jorge Luis Borges, Ernesto Sábato, Horácio Ratti e  padre Leonardo Castellani. Sàbato disse che Videla lo aveva colpito "come un uomo leale, modesto e intelligente" [5]; Borges era “grato [a Videla] per il colpo di stato del 24 marzo che aveva salvato il paese dalla vergogna", mentre, "sorpreso dalla sua enorme, infinita pazienza;" Castellani lo considerava un uomo "sensibile, sereno, umile e seriamente preoccupato di conoscere la realtà argentina nella sua totalità". Poco dopo, Borges comprese il percorso del nuovo regime e già, nel 1978 firmò un documento delle Madri di Plaza de Mayo che chiedono spiegazioni per i dispersi, Sàbato, invece, solo molto più tardi farà la sua prima critica della dittatura militare.

            Anche il Partito Comunista argentino sostenne il colpo di Stato, al punto di proporre una "convenzione nazionale democratica, che doveva servire come base per un governo civico-militare di vasta coalizione democratica" [6] al fine di impedire l'avanzata dell'ala dura dell'esercito. Tali equivoci storici hanno contribuito non solo al sostegno della giunta militare, ma hanno anche aperto la strada per il progresso del terrorismo di Stato.

            Novaro e Palermo mostrano come la dittatura argentina, dentro una strategia globale anticomunista diretta da Washington, esportò il terrore di stato in Bolivia e nei paesi del Centro America.  L'invio di consulenti, e i metodi di insegnamento degli interrogatori, delle torture nonchè il furto di bambini furono alcune delle esperienze di queste regioni nelle passate dittatorure all'interno dell’Operazione Condor, che consisteva nella continentalizzazione del delitto politico attraverso azioni terroristiche. Il risultato fu, col concorso degli altri governi autoritari, la morte di oltre 400 mila persone in America Latina, di cui 50 000 solo nel Cono Sud [7]. "Terreni levigati dalla morte e dal silenzio", nelle parole di Julio Cortázar.

            Il terrore praticato dagli Stati, dice Chomsky, è funzionale, al miglioramento del clima degli investimenti a breve tempo. Secondo Chomsky, l'aiuto di Washington ai governi inclini al terrorismo è "correlato direttamente al terrore e al miglioramento del clima degli investimenti e è in relazione inversa ai diritti umani." Poichè gli Stati Uniti sono un centro di potere, le cui scelte politiche e le strategiche producono un sistema per “i clienti” che praticano sistematicamente torture e omicidi su scala spaventosa, si può affermare che Washington è diventata la capitale mondiale della tortura e dell’omicidio politico. Il terrore benigno, ha permesso agli Stati “compradores” che lottavano contro il comunismo internazionale, di sviluppare assieme il terrore costruttivo, per cercare di mantenere ed espandere i settori globali di investimenti degli Stati Uniti [8].

            Per João Corradi, la conquista della Coppa del Mondo di calcio (1978) e l'invasione delle isole Falkland (1982) hanno caratteristiche molto prossime a quelle del fascismo. La Giunta non fu solo sostenuta con entusiasmo dalla popolazione, ma anche lo Stato nazionale cattolico mobilitò folle intorno all’Argentina.

            Secondo Luis Rubio, al momento del colpo di stato, le ultime due dittature militari – la Rivoluzione Argentina (1966-1973) ed il Processo di Riorganizzazione Nazionale (1976-1983) – hanno avuto il beneficio di una passiva attesa da parte della società civile ed i vantaggi della neutralità allarmata della popolazione. Entrambi i colpi di stato si sono rivolti contro governi costituzionali screditati, la Rivoluzione Argentina cadde a partire dai movimienti di protesta nella città di Cordova in Argentina nel 1969, mentre la dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale perse ogni sostegno con la sconfitta per le isole Malvine (1982) [9]. Naturalmente i movimenti di resistenza interna, nonché le lotte intrne all’esercito, hanno avuto la loro influenza per la fine di quest'ultimo regime. Le Madri di Plaza de Mayo, che dal 30 aprile, 1977 cominciarono a riunirsi regolarmente di fronte alla Casa Rosada chiedendo una soluzione per la scomparsa dei loro figli, e denunciarono all'Argentina e al mondo gli orrori della dittatura militare. Quando l’immensa maggioranza della società appoggiava la guerra contro l’Inghilterra per le isole, le Madri affermavano categoricamente che “se le Malvine erano argentine, così lo erano anche i desaparecidos”. Fu l'organizzazione che guidò la lotta maggiore contro il governo del terrore [10].

La prima dittatura militare per la sicurezza nazionale dell’America Latina, i cui leader furono portati sul banco degli imputati, è stata quella argentina. Anche se le leggi del Ponto Final e dell’Obediência Devida, di Raúl Alfonsin, e dell’indulto di Carlos Menem, che altro non erano che tentativi di rendere impuniti i crimini contro l'umanità, il Congresso Nazionale del paese ha abrogato tali decisioni e i gruppi di difesa dei diritti umani, sostenuti dal governo di Néstor Kirchner.hanno continuato a lottare per giudicare i loro aguzzini. I risultati riportati dal presidente del più alto tribunale, Ricardo Lorenzetti, elenca 26 studi completati, 13 in corso e 5 in preparazione. Lorenzetti ha concluso la sua relazione affermando che le sentenze dei crimini della dittatura fanno già parte "dei principi che uniscono, oggi, tutti gli argentini: vale a dire, che non vogliamo più che i nostri figli ed i nostri nipoti siano perseguitati dallo Stato - che dovrebbe proteggerli - perché hanno idee diverse. La lezione più importante che possiamo registrare a questo punto del processo è che non si torna più indietro".[11]  Il libro La dittatura militare 1976/1983 fa parte della collezione della storia Argentina, è giunto al numero 9. Si tratta di un ottimo lavoro, a volte troppo descrittivo. Le foto che lo corredano potrebbero essere di qualità migliore, ma si tratta di un libro molto importante per comprendere quel periodo.

            Infine, è da notare che l'intero complesso della Scuola di Meccanica della Marina, che occupa un isolato a nord di Buenos Aires, fu quasi distrutta da Menen perchè non si realizzasse un luogo di solidarietà. In realtà, l'obiettivo era un parco per apprezzare gli appartamenti di classe superiore che si trovano di fronte. Tuttavia, i gruppi per i diritti umani si sono mobilitati e hanno impedito che fosse applicata la legge dell’"oblio" a questo quartiere dell’Armada. Il 24 marzo 2004, una parte dei locali che fungevano da luogo di tortura – il circolo ufficiali - è stata trasformata, in un museo, storicamente sostenuto dal movimento di diritti umani, e ciò costituisce una fondamentale esperienza di politica pubblica retta sui pilastri della memoria, della verità e della giustizia. Le visite guidate per i giovani studenti delle università pubbliche di Buenos Aires raccontano la storia con un sacco di conoscenze e di dettaglio. E 'molto importante sapere che, semplicemente prenotazione per telefono (4704-5525) o con i servizi di e-mail. (espacioparalamemoria@buenosaires.gov.ar o epacioparalamemoria@anm.jus.gov.ar.)
           
NOTE:
[1] Slogan creato dalla dittatura militare per contrastare le denunce di violazioni dei diritti umani nel paese.
[2] Professore dell’Università Federale di Santa Catarina (UFSC) e membro dell’Istituto degli Studi Latino- Americani (IELA).
 [3] La più grave sentenza contro un rapitore di bambini è stata la condanna a diciotto anni di prigione di Luis Antonio Falco, ex-agente della Polízia Federale Argentina, per il sequestro, l’adulterazione e la falsificacazione dell’identità di Juan Cabandié, figlio di Alicia e Damián, arrestati il 23 novembre 1977 e subito dopo scomparsi. GINZBERG, Victoria. Sulla maggiore condanna per un sequestratore. Pagina 12, Buenos Aires, 18 maggio 2011. In realtà, documenti declassificati negli Stati Uniti provano l’esistenza di un “piano sistematico di approppriazione di bambini” come politica stabilita dalla cupola militare. Una comunicazione tra l’ambasciatore argentino a  Washington – Lucio Alberto García de Solar –  e il funzionario del Dipartimento de Stato (USA) – Elliott Abrams – ci informa che i desaparecidos erano morti, ma che i loro figli erano stati consegnati a diverse famiglie per essere allevati e che il presidente de facto Reynaldo Bignone rifiutava di riesaminare la questione. La Jornada, México, 24 dez 2011.
[4] VIDELA, Jorge Rafael. Intervista. La Razón, Buenos Aires, 13 maio 1977.
[5] Nel corso del tempo, tuttavia, e avendo notizie di quanto stava accadendo, ha cambiato il suo atteggiamento verso la dittatura militare. Adolfo Pérez Esquivel, Prêmio Nobel per la Pace, ricorda che si dovrebbe evidenziare in Sábato la capacità di mutare atteggiamento, e anche la sua coerenza. È necessario ricordare forse – dice ancora Esquivel – che c'era una dittatura seguita da un’altra, Sàbato non è riuscito a vedere, come è successo a molti altri, che si stava entrando in un periodo di orrore. Tuttavia, si deve dire che ha sostenuto le prime azioni contro la dittatura, diventando, nel 1983, presidente da “Comissão Nacional sui Desaparição di Pessoas” (Conadep), incaricata di investigare e redarre un rapporto sui crimini commessi dalla dittatura militare argentina (1976-1983), che servì come base per il giudizio e la condanna della giunta militare argentina nel 1985, CALONI, Stella. Ires y venires en la política: anarquista hasta que las letras le abrieron outra senda. La Jornada, México, 1 mai. 2011.
[6] NAVARRO, Marcos: PALERMO, Vicente. La dictadura militar 1976/1983 – dal golpe di Stato alla restaurazione democrática. Buenos Aires: Paidós, 2006, p. 185.
[7] CALLONI, Stella. Los años del lobbo: operación condor. Buenos Aires: Peña Lillo, 1999, p. 12 e 16.
[8] CHOMSKY, Noam; HERMAN, Edward. Washington ed ill fascismo nel terzo mondo. México: Século XXI, 1981, p. 160.
[9] RUBIO, Luis. Argentina: la promessa non mantenuta. In: CUEVA, Agustin (Org.). Tiempos conservadores: L’America Latina nella svolta a destra dell’Occidente. Quito: Editora El Conejo, 1987, p. 159.
[10] Azucena Villaflor de Devicenti dopo aver vagato per i ministeri e vicariato alla ricerca del figlio scomparso, senza ottenere alcun risultato, decisero con altri tre compagni: “Andiamo in piazza”. Fu il momento in cui si formò il movimento delle Madri della Plaza de Maio, nel 30 aprile del 1977. Azucena fu sequestrata l’8 dicembre del 1977, nella Chiesa di Santa Cruz, torturata e lanciata nel mare il 14 dello stesso mese in un volo notturno, assieme ad altre madri ed anche con suore francescane. L’incarcerazione di Azuchena edelle sue compagne, avvenne con la partecipazione al movimento dell’informatore sotto copertura Alfredo Astiz –  al secolo Gustavo Niño –, che aveva concordato con i carnefici che quella che avrebbe baciato era il fondatore del movimento. BOCCHIO, Diego. Las 12, Pagina 12, Buenos Aires, 12 out. 2010.

[11] LORENZETTI, Ricardo. No hay marcha atrás con los juicios. Pagina 12, Buenos Aires, 12 ago. 2010.

giovedì 3 luglio 2014

Le bandiere del PdCI alla manifestazione dell'ANPI per il 70° anniversario dell'eccidio di Villa Pompeiana e Cascina Cagnola

Il Partito dei Comunisti Italiani partecipa con sincera ed assoluta militanza antifascista alle celebrazioni per l'anniversario dell'eccidio nazi-fascista di Villa Pompeiana.
Contro ogni fascismo vecchio e nuovo. Ora e sempre, RESISTENZA!!!!
 
 
PdCI Lodi



ì ì ì A.   N.   P.   I.  ì ì ì

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia

Comitato Provinciale del Lodigiano

 

L'A.N.P.I. in collaborazione con i comuni di Cervignano, Colturano, Comazzo, Galgagnano, Lodi, Melegnano, Merlino, Mulazzano, Paullo, Tribiano, Zelo B.P.

 

Commemora il

70° anniversario dell'Eccidio di

Villa Pompeiana e Cascina Cagnola.

 

Manifestazione in omaggio ai Caduti per la Libertà

barbaramente trucidati dalle Brigate Nere Fasciste.

Essi sono:

Abbondio Martino, Favini Amalio, Guaiarini Carlo, Massari Artemio, Massari Giuseppe, Rigamonti

Cesare, Santini Italo, Scaravilli Calogero, Sfondrini Celeste, Ugolini Oliviero, Vergani Michele.

 

Domenica 20 luglio C.A.

Programma

Ore 09:30 ritrovo a Marzano di Merlino

      Ore 09:45 Marzano omaggio alla lapide del

         Comandante: Carlo Guaiarini "Barba"

 

                         Parlerà: Giovanni Fazzi Sindaco di Merlino

 

Ore 10:30 Villa Pompeiana: interverranno per la commemorazione ufficiale

                 Angelo Madonini: sindaco di Zelo Buon Persico

                  Isabella Ottobelli: Presidente A.N.P.I. provinciale

 

Al termine dei discorsi una delegazione di sindaci e dell'A.N.P.I. si recherà

 alla Cascina Cagnola per deporre una corona d'alloro sul luogo dell'eccidio.

 

Dai luoghi delle stragi nazi-fasciste la Resistenza rinnova il suo messaggio di pace e di libertà

 

I sindaci dei comuni indicati sono invitati ad intervenire con i loro Gonfaloni,

i partiti e le associazioni sono invitati a partecipare con le loro bandiere.

 

La cittadinanza è invitata ad onorarci con la loro presenza

 

Interverrà il corpo musicale di Zelo Buon Persico