Per gentile concessione della rivista online "Gramsci Oggi" (www.gramscioggi.org) pubblichiamo un importante articolo tradotto dal compagno Giuliano Cappellini sulla dittatura militare in Argentina degli anni '70.
LOS
ARGENTINOS SOMOS DERECHOS Y HUMANOS [1]
(note
sulla dittatura argentina degli anni ’70)
Waldir
José Rampinelli [2]
Il fondamento ideologico della dittatura militare argentina fu la
dottrina della sicurezza nazionale, l’integralismo cattolico e l’anticomunismo.
Furono utilizzate la strategia del terrore di Stato e una serie di politiche
pubbliche per smantellare le strutture formali e informali di protezione dello
Stato che erano state introdotte nel paese nel 1930 e soprattutto durante il
primo governo peronista. Per questo, la dittatura aveva ottenuto le benedizioni
e le raccomandazioni appropriate dalla Conferenza Episcopale Argentina (CEA),
la cui cupola gerarchica era stata consultata alla vigilia del colpo di stato.
Non si può, però, dimenticare il grande appoggio popolare alla prima giunta
militare golpista (Jorge Rafael Videla, l'esercito, Emilio Eduardo Massera, la Marina, e Ramón Agosti,
l’areonautica), che era vista come salvatrice della Patria, dell’ordine e della
pace
La dittatura mise in atto due strategie: la guerra anti-sovversiva e
l'istituzione di un piano economico a favore della classe dominante. La prima consistè
nell'eliminazione fisica di tutte le organizzazioni di guerriglia, dei gruppi
rivoluzionari di sinistra, comitati e militanti sindacali dei raggruppamenti di
studenti e sostenitori del populismo peronista, ricorrendo ai metodi dei regimi
totalitari. La complessa macchina per torturare e uccidere arrivò a disporre nel
1977, di 340 centri clandestini di tutta l'Argentina. Si inventarono nuove
forme di scomparsa degli oppositori: furono gettati in mare con voli notturni,
gli avversari ancora in vita trattenuti presso la Scuola di Ingegneria
Meccanica della Marina; ci si appropriò dei beni e delle proprietà degli
arrestati, venduti in negozi stabiliti o in pubbliche aste; furono rapiti i
bambini nati nei centri di tortura per consegnarli ai membri di genitori
adottivi coinvolti nei sistemi di repressione o sostenitori dei militari [3] e si
sfruttò il lavoro dei detenuti trattati come schiavi, evitando così di assumere
manodopera per alcuni compiti da completare nelle caserme. Molti cappellani
delle Forze Armate tranqulizzavano le coscienze dei torturatori e dei ladri con
la giustificazione cristiana che era necessario separare il grano dal loglio.
Uno di questi, Christian Von Wernich, è stato condannato all'ergastolo
nell'ottobre 2007 per aver partecipato alla privazione illegale della libertà
di 34 persone, nonché come co-autore di tormenti
aggravati a 31 cittadini. Il rapporto “Nunca más” denuncia la cifra di
30.000 desaparecidos, un vero e
proprio genocidio organizzato della popolazione argentina e il Diário del
Juicio, venduto nelle edicole, racconta nei dettagli gli orrori del regime,
l’Inferno reale di Dante. Tale fu il discredito delle Forze Armate dopo tali
rapporti, che militari in divisa evitavano di camminare per le vie del paese.
Il cinismo del dittatore Videla lo ha portato a dare una spiegazione
per i desaparecidos, presentando
cinque cause: a) che queste persone avevano un passato nella clandestinità; b) che
furono eliminate dalle loro stesse organizzazioni, per mancanza di lealtà; c)
che si tenevano nascoste per vivere nella marginalità; d) che erano disperate e
commettevano suicidio: e infine, d), che furono uccise a causa degli eccessi
commessi dalle forze armate [4].
La gerarchia cattolica cercò di ignorare la questione, quando non ci
si riferiva ad essa in termini di pacificazione, di riconciliazione e di oblio:
nel 1976 Henry Kissinger, alla riunione a Santiago del Cile dell'Organizzazione
degli Stati Americani (OAS) consigliava i militari di proseguire nella
"soluzione finale" della questione sovversivo prima che il Congresso
degli Stati Uniti riprendesse le sue sessioni e anche prima che Jimmy Carter
assumesse la presidenza nel gennaio 1977.
La seconda strategia della dittatura consisteva in percorsi chiari
per l'attuazione di un programma economico con un mix di politiche
neoliberiste, conservatrici e di sviluppo, il cui punto di convergenza di base
sarebbe stato quello di ridefinire il comportamento degli attori per mezzo di
una formula composta che consisteva nel disciplinamento dei mercati e nell'intervento
dello Stato. Gli unici a beneficiarne sarebbero state le classi dominanti –
specialmente la borghesia agroesportatrice, i proprietari del capitale
finanziario e delle multinazionali –, che a loro volta davano il pieno appoggio
al Processo di Riorganizzazione Nazionale. Per questo era necessario sradicare
il male sul nascere distruggendo l'organizzazione della classe operaia
argentina.
Tra l’aprile e il settembre del 1976, per consolidare il consenso,
il dittatore Videla, usava fare pranzi mensili con le figure rappresentative
della società argentina. Partecipavano a questi incontri impresari dei mezzi di
comunicazione, rappresentanti del commercio agricolo, leader religiosi,
presidenti di entità scientifiche, ex ministri delle relazioni estere e
scrittori, tr i quali Jorge Luis Borges, Ernesto Sábato, Horácio Ratti e padre Leonardo Castellani. Sàbato disse che
Videla lo aveva colpito "come un uomo leale, modesto e intelligente" [5];
Borges era “grato [a Videla] per il colpo di stato del 24 marzo che aveva
salvato il paese dalla vergogna", mentre, "sorpreso dalla sua enorme,
infinita pazienza;" Castellani lo considerava un uomo "sensibile,
sereno, umile e seriamente preoccupato di conoscere la realtà argentina nella
sua totalità". Poco dopo, Borges comprese il percorso del nuovo regime e
già, nel 1978 firmò un documento delle Madri di Plaza de Mayo che chiedono
spiegazioni per i dispersi, Sàbato, invece, solo molto più tardi farà la sua
prima critica della dittatura militare.
Anche il Partito Comunista argentino
sostenne il colpo di Stato, al punto di proporre una "convenzione
nazionale democratica, che doveva servire come base per un governo
civico-militare di vasta coalizione democratica" [6] al fine di impedire
l'avanzata dell'ala dura dell'esercito. Tali equivoci storici hanno contribuito
non solo al sostegno della giunta militare, ma hanno anche aperto la strada per
il progresso del terrorismo di Stato.
Novaro e Palermo mostrano come la
dittatura argentina, dentro una strategia globale anticomunista diretta da
Washington, esportò il terrore di stato in Bolivia e nei paesi del Centro
America. L'invio di consulenti, e i
metodi di insegnamento degli interrogatori, delle torture nonchè il furto di
bambini furono alcune delle esperienze di queste regioni nelle passate
dittatorure all'interno dell’Operazione Condor, che consisteva nella
continentalizzazione del delitto politico attraverso azioni terroristiche. Il
risultato fu, col concorso degli altri governi autoritari, la morte di oltre
400 mila persone in America Latina, di cui 50 000 solo nel Cono Sud [7].
"Terreni levigati dalla morte e dal silenzio", nelle parole di Julio
Cortázar.
Il terrore praticato dagli Stati,
dice Chomsky, è funzionale, al miglioramento del clima degli investimenti a breve tempo. Secondo Chomsky, l'aiuto di
Washington ai governi inclini al terrorismo è "correlato direttamente al
terrore e al miglioramento del clima degli investimenti e è in relazione
inversa ai diritti umani." Poichè gli Stati Uniti sono un centro di
potere, le cui scelte politiche e le strategiche producono un sistema per “i
clienti” che praticano sistematicamente torture e omicidi su scala spaventosa,
si può affermare che Washington è diventata la capitale mondiale della tortura
e dell’omicidio politico. Il terrore
benigno, ha permesso agli Stati “compradores” che lottavano contro il
comunismo internazionale, di sviluppare assieme il terrore costruttivo, per cercare di mantenere ed espandere i
settori globali di investimenti degli Stati Uniti [8].
Per João Corradi, la conquista della
Coppa del Mondo di calcio (1978) e l'invasione delle isole Falkland (1982)
hanno caratteristiche molto prossime a quelle del fascismo. La Giunta non fu
solo sostenuta con entusiasmo dalla popolazione, ma anche lo Stato nazionale
cattolico mobilitò folle intorno all’Argentina.
Secondo Luis Rubio, al momento del
colpo di stato, le ultime due dittature militari – la Rivoluzione Argentina
(1966-1973) ed il Processo di Riorganizzazione Nazionale (1976-1983) – hanno
avuto il beneficio di una passiva attesa da parte della società civile ed i
vantaggi della neutralità allarmata della popolazione. Entrambi i colpi di
stato si sono rivolti contro governi costituzionali screditati, la Rivoluzione
Argentina cadde a partire dai movimienti di
protesta nella città di Cordova in Argentina nel 1969, mentre la
dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale perse ogni sostegno con la
sconfitta per le isole Malvine (1982) [9]. Naturalmente i movimenti di
resistenza interna, nonché le lotte intrne all’esercito, hanno avuto la loro influenza
per la fine di quest'ultimo regime. Le Madri di Plaza de Mayo, che dal 30
aprile, 1977 cominciarono a riunirsi regolarmente di fronte alla Casa Rosada
chiedendo una soluzione per la scomparsa dei loro figli, e denunciarono
all'Argentina e al mondo gli orrori della dittatura militare. Quando l’immensa
maggioranza della società appoggiava la guerra contro l’Inghilterra per le
isole, le Madri affermavano categoricamente che “se le Malvine erano argentine, così lo erano anche i desaparecidos”.
Fu l'organizzazione che guidò la lotta maggiore contro il governo del terrore
[10].
La prima dittatura militare per la sicurezza nazionale dell’America
Latina, i cui leader furono portati sul banco degli imputati, è stata quella
argentina. Anche se le leggi del Ponto
Final e dell’Obediência Devida, di Raúl Alfonsin, e dell’indulto di
Carlos Menem, che altro non erano che tentativi di rendere impuniti i crimini
contro l'umanità, il Congresso Nazionale del paese ha abrogato tali decisioni e
i gruppi di difesa dei diritti umani, sostenuti dal governo di Néstor
Kirchner.hanno continuato a lottare per giudicare i loro aguzzini. I risultati
riportati dal presidente del più alto tribunale, Ricardo Lorenzetti, elenca 26
studi completati, 13 in corso e 5 in preparazione. Lorenzetti ha concluso la
sua relazione affermando che le sentenze dei crimini della dittatura fanno già
parte "dei principi che uniscono, oggi, tutti gli argentini: vale a dire,
che non vogliamo più che i nostri figli ed i nostri nipoti siano perseguitati
dallo Stato - che dovrebbe proteggerli - perché hanno idee diverse. La lezione
più importante che possiamo registrare a questo punto del processo è che non si
torna più indietro".[11] Il libro La dittatura militare 1976/1983 fa parte
della collezione della storia Argentina, è giunto al numero 9. Si tratta di un
ottimo lavoro, a volte troppo descrittivo. Le foto che lo corredano potrebbero
essere di qualità migliore, ma si tratta di un libro molto importante per
comprendere quel periodo.
Infine, è da notare che l'intero
complesso della Scuola di Meccanica della Marina, che occupa un isolato a nord
di Buenos Aires, fu quasi distrutta da Menen perchè non si realizzasse un luogo
di solidarietà. In realtà, l'obiettivo era un parco per apprezzare gli
appartamenti di classe superiore che si trovano di fronte. Tuttavia, i gruppi
per i diritti umani si sono mobilitati e hanno impedito che fosse applicata la
legge dell’"oblio" a questo quartiere dell’Armada. Il 24 marzo 2004,
una parte dei locali che fungevano da luogo di tortura – il circolo ufficiali -
è stata trasformata, in un museo, storicamente sostenuto dal movimento di
diritti umani, e ciò costituisce una fondamentale esperienza di politica
pubblica retta sui pilastri della memoria, della verità e della giustizia. Le
visite guidate per i giovani studenti delle università pubbliche di Buenos
Aires raccontano la storia con un sacco di conoscenze e di dettaglio. E 'molto
importante sapere che, semplicemente prenotazione per telefono (4704-5525) o
con i servizi di e-mail. (espacioparalamemoria@buenosaires.gov.ar
o epacioparalamemoria@anm.jus.gov.ar.)
NOTE:
[2] Professore dell’Università Federale di
Santa Catarina (UFSC) e membro dell’Istituto degli Studi Latino- Americani
(IELA).
[3] La più grave sentenza contro un rapitore di bambini è stata la condanna
a diciotto anni di prigione di Luis Antonio Falco, ex-agente della Polízia Federale Argentina,
per il sequestro, l’adulterazione e la falsificacazione dell’identità di Juan
Cabandié, figlio di Alicia e Damián, arrestati il 23 novembre 1977 e subito
dopo scomparsi. GINZBERG, Victoria. Sulla maggiore condanna per un
sequestratore. Pagina 12, Buenos Aires, 18 maggio 2011. In realtà, documenti
declassificati negli Stati Uniti provano l’esistenza di un “piano sistematico
di approppriazione di bambini” come politica stabilita dalla cupola militare.
Una comunicazione tra l’ambasciatore argentino a Washington – Lucio Alberto García de Solar
– e il funzionario del Dipartimento de
Stato (USA) – Elliott Abrams – ci informa che i desaparecidos erano morti, ma
che i loro figli erano stati consegnati a diverse famiglie per essere allevati
e che il presidente de facto Reynaldo Bignone rifiutava di riesaminare
la questione. La Jornada, México, 24 dez 2011.
[4] VIDELA, Jorge Rafael. Intervista. La
Razón, Buenos Aires, 13 maio 1977.
[5] Nel corso del tempo, tuttavia, e avendo
notizie di quanto stava accadendo, ha cambiato il suo atteggiamento verso la
dittatura militare. Adolfo Pérez Esquivel, Prêmio Nobel per la Pace, ricorda
che si dovrebbe evidenziare in Sábato la capacità di mutare atteggiamento, e
anche la sua coerenza. È necessario ricordare forse – dice ancora Esquivel –
che c'era una dittatura seguita da un’altra, Sàbato non è riuscito a vedere,
come è successo a molti altri, che si stava entrando in un periodo di orrore. Tuttavia, si deve
dire che ha sostenuto le prime azioni contro la dittatura, diventando, nel
1983, presidente da “Comissão Nacional sui Desaparição di Pessoas” (Conadep),
incaricata di investigare e redarre un rapporto sui crimini commessi dalla
dittatura militare argentina (1976-1983), che servì come base per il giudizio e
la condanna della giunta militare argentina nel 1985, CALONI, Stella. Ires y
venires en la política: anarquista hasta que las letras le abrieron outra
senda. La Jornada, México, 1 mai. 2011.
[6] NAVARRO, Marcos: PALERMO, Vicente. La dictadura militar 1976/1983 – dal
golpe di Stato alla restaurazione democrática. Buenos Aires: Paidós, 2006, p.
185.
[7] CALLONI, Stella. Los años del lobbo: operación condor. Buenos Aires: Peña
Lillo, 1999, p. 12 e 16.
[8] CHOMSKY, Noam; HERMAN, Edward. Washington ed ill fascismo nel
terzo mondo. México: Século XXI, 1981, p. 160.
[9] RUBIO, Luis. Argentina: la promessa non mantenuta. In: CUEVA, Agustin (Org.). Tiempos
conservadores: L’America Latina nella svolta a destra dell’Occidente.
Quito: Editora El Conejo, 1987, p. 159.
[11] LORENZETTI, Ricardo. No hay marcha atrás
con los juicios. Pagina 12, Buenos Aires, 12 ago. 2010.