Gramsci

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martedì 15 luglio 2014

Sulla dittatura militare in Argentina.

Per gentile concessione della rivista online "Gramsci Oggi" (www.gramscioggi.org) pubblichiamo un importante articolo tradotto dal compagno Giuliano Cappellini sulla dittatura militare in Argentina degli anni '70.


LOS ARGENTINOS SOMOS DERECHOS Y HUMANOS [1]
(note sulla dittatura argentina degli anni ’70)
Waldir José Rampinelli [2]

Il fondamento ideologico della dittatura militare argentina fu la dottrina della sicurezza nazionale, l’integralismo cattolico e l’anticomunismo. Furono utilizzate la strategia del terrore di Stato e una serie di politiche pubbliche per smantellare le strutture formali e informali di protezione dello Stato che erano state introdotte nel paese nel 1930 e soprattutto durante il primo governo peronista. Per questo, la dittatura aveva ottenuto le benedizioni e le raccomandazioni appropriate dalla Conferenza Episcopale Argentina (CEA), la cui cupola gerarchica era stata consultata alla vigilia del colpo di stato. Non si può, però, dimenticare il grande appoggio popolare alla prima giunta militare golpista (Jorge Rafael Videla, l'esercito, Emilio Eduardo Massera, la Marina, e Ramón Agosti, l’areonautica), che era vista come salvatrice della Patria, dell’ordine e della pace

La dittatura mise in atto due strategie: la guerra anti-sovversiva e l'istituzione di un piano economico a favore della classe dominante. La prima consistè nell'eliminazione fisica di tutte le organizzazioni di guerriglia, dei gruppi rivoluzionari di sinistra, comitati e militanti sindacali dei raggruppamenti di studenti e sostenitori del populismo peronista, ricorrendo ai metodi dei regimi totalitari. La complessa macchina per torturare e uccidere arrivò a disporre ​​nel 1977, di 340 centri clandestini di tutta l'Argentina. Si inventarono nuove forme di scomparsa degli oppositori: furono gettati in mare con voli notturni, gli avversari ancora in vita trattenuti presso la Scuola di Ingegneria Meccanica della Marina; ci si appropriò dei beni e delle proprietà degli arrestati, venduti in negozi stabiliti o in pubbliche aste; furono rapiti i bambini nati nei centri di tortura per consegnarli ai membri di genitori adottivi coinvolti nei sistemi di repressione o sostenitori dei militari [3] e si sfruttò il lavoro dei detenuti trattati come schiavi, evitando così di assumere manodopera per alcuni compiti da completare nelle caserme. Molti cappellani delle Forze Armate tranqulizzavano le coscienze dei torturatori e dei ladri con la giustificazione cristiana che era necessario separare il grano dal loglio. Uno di questi, Christian Von Wernich, è stato condannato all'ergastolo nell'ottobre 2007 per aver partecipato alla privazione illegale della libertà di 34 persone, nonché come co-autore di tormenti aggravati a 31 cittadini. Il rapporto “Nunca más” denuncia la cifra di 30.000 desaparecidos, un vero e proprio genocidio organizzato della popolazione argentina e il Diário del Juicio, venduto nelle edicole, racconta nei dettagli gli orrori del regime, l’Inferno reale di Dante. Tale fu il discredito delle Forze Armate dopo tali rapporti, che militari in divisa evitavano di camminare per le vie del paese.
                 
Il cinismo del dittatore Videla lo ha portato a dare una spiegazione per i desaparecidos, presentando cinque cause: a) che queste persone avevano un passato nella clandestinità; b) che furono eliminate dalle loro stesse organizzazioni, per mancanza di lealtà; c) che si tenevano nascoste per vivere nella marginalità; d) che erano disperate e commettevano suicidio: e infine, d), che furono uccise a causa degli eccessi commessi dalle forze armate [4].

La gerarchia cattolica cercò di ignorare la questione, quando non ci si riferiva ad essa in termini di pacificazione, di riconciliazione e di oblio: nel 1976 Henry Kissinger, alla riunione a Santiago del Cile dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) consigliava i militari di proseguire nella "soluzione finale" della questione sovversivo prima che il Congresso degli Stati Uniti riprendesse le sue sessioni e anche prima che Jimmy Carter assumesse la presidenza nel gennaio 1977.

La seconda strategia della dittatura consisteva in percorsi chiari per l'attuazione di un programma economico con un mix di politiche neoliberiste, conservatrici e di sviluppo, il cui punto di convergenza di base sarebbe stato quello di ridefinire il comportamento degli attori per mezzo di una formula composta che consisteva nel disciplinamento dei mercati e nell'intervento dello Stato. Gli unici a beneficiarne sarebbero state le classi dominanti – specialmente la borghesia agroesportatrice, i proprietari del capitale finanziario e delle multinazionali –, che a loro volta davano il pieno appoggio al Processo di Riorganizzazione Nazionale. Per questo era necessario sradicare il male sul nascere distruggendo l'organizzazione della classe operaia argentina.

Tra l’aprile e il settembre del 1976, per consolidare il consenso, il dittatore Videla, usava fare pranzi mensili con le figure rappresentative della società argentina. Partecipavano a questi incontri impresari dei mezzi di comunicazione, rappresentanti del commercio agricolo, leader religiosi, presidenti di entità scientifiche, ex ministri delle relazioni estere e scrittori, tr i quali Jorge Luis Borges, Ernesto Sábato, Horácio Ratti e  padre Leonardo Castellani. Sàbato disse che Videla lo aveva colpito "come un uomo leale, modesto e intelligente" [5]; Borges era “grato [a Videla] per il colpo di stato del 24 marzo che aveva salvato il paese dalla vergogna", mentre, "sorpreso dalla sua enorme, infinita pazienza;" Castellani lo considerava un uomo "sensibile, sereno, umile e seriamente preoccupato di conoscere la realtà argentina nella sua totalità". Poco dopo, Borges comprese il percorso del nuovo regime e già, nel 1978 firmò un documento delle Madri di Plaza de Mayo che chiedono spiegazioni per i dispersi, Sàbato, invece, solo molto più tardi farà la sua prima critica della dittatura militare.

            Anche il Partito Comunista argentino sostenne il colpo di Stato, al punto di proporre una "convenzione nazionale democratica, che doveva servire come base per un governo civico-militare di vasta coalizione democratica" [6] al fine di impedire l'avanzata dell'ala dura dell'esercito. Tali equivoci storici hanno contribuito non solo al sostegno della giunta militare, ma hanno anche aperto la strada per il progresso del terrorismo di Stato.

            Novaro e Palermo mostrano come la dittatura argentina, dentro una strategia globale anticomunista diretta da Washington, esportò il terrore di stato in Bolivia e nei paesi del Centro America.  L'invio di consulenti, e i metodi di insegnamento degli interrogatori, delle torture nonchè il furto di bambini furono alcune delle esperienze di queste regioni nelle passate dittatorure all'interno dell’Operazione Condor, che consisteva nella continentalizzazione del delitto politico attraverso azioni terroristiche. Il risultato fu, col concorso degli altri governi autoritari, la morte di oltre 400 mila persone in America Latina, di cui 50 000 solo nel Cono Sud [7]. "Terreni levigati dalla morte e dal silenzio", nelle parole di Julio Cortázar.

            Il terrore praticato dagli Stati, dice Chomsky, è funzionale, al miglioramento del clima degli investimenti a breve tempo. Secondo Chomsky, l'aiuto di Washington ai governi inclini al terrorismo è "correlato direttamente al terrore e al miglioramento del clima degli investimenti e è in relazione inversa ai diritti umani." Poichè gli Stati Uniti sono un centro di potere, le cui scelte politiche e le strategiche producono un sistema per “i clienti” che praticano sistematicamente torture e omicidi su scala spaventosa, si può affermare che Washington è diventata la capitale mondiale della tortura e dell’omicidio politico. Il terrore benigno, ha permesso agli Stati “compradores” che lottavano contro il comunismo internazionale, di sviluppare assieme il terrore costruttivo, per cercare di mantenere ed espandere i settori globali di investimenti degli Stati Uniti [8].

            Per João Corradi, la conquista della Coppa del Mondo di calcio (1978) e l'invasione delle isole Falkland (1982) hanno caratteristiche molto prossime a quelle del fascismo. La Giunta non fu solo sostenuta con entusiasmo dalla popolazione, ma anche lo Stato nazionale cattolico mobilitò folle intorno all’Argentina.

            Secondo Luis Rubio, al momento del colpo di stato, le ultime due dittature militari – la Rivoluzione Argentina (1966-1973) ed il Processo di Riorganizzazione Nazionale (1976-1983) – hanno avuto il beneficio di una passiva attesa da parte della società civile ed i vantaggi della neutralità allarmata della popolazione. Entrambi i colpi di stato si sono rivolti contro governi costituzionali screditati, la Rivoluzione Argentina cadde a partire dai movimienti di protesta nella città di Cordova in Argentina nel 1969, mentre la dittatura del Processo di Riorganizzazione Nazionale perse ogni sostegno con la sconfitta per le isole Malvine (1982) [9]. Naturalmente i movimenti di resistenza interna, nonché le lotte intrne all’esercito, hanno avuto la loro influenza per la fine di quest'ultimo regime. Le Madri di Plaza de Mayo, che dal 30 aprile, 1977 cominciarono a riunirsi regolarmente di fronte alla Casa Rosada chiedendo una soluzione per la scomparsa dei loro figli, e denunciarono all'Argentina e al mondo gli orrori della dittatura militare. Quando l’immensa maggioranza della società appoggiava la guerra contro l’Inghilterra per le isole, le Madri affermavano categoricamente che “se le Malvine erano argentine, così lo erano anche i desaparecidos”. Fu l'organizzazione che guidò la lotta maggiore contro il governo del terrore [10].

La prima dittatura militare per la sicurezza nazionale dell’America Latina, i cui leader furono portati sul banco degli imputati, è stata quella argentina. Anche se le leggi del Ponto Final e dell’Obediência Devida, di Raúl Alfonsin, e dell’indulto di Carlos Menem, che altro non erano che tentativi di rendere impuniti i crimini contro l'umanità, il Congresso Nazionale del paese ha abrogato tali decisioni e i gruppi di difesa dei diritti umani, sostenuti dal governo di Néstor Kirchner.hanno continuato a lottare per giudicare i loro aguzzini. I risultati riportati dal presidente del più alto tribunale, Ricardo Lorenzetti, elenca 26 studi completati, 13 in corso e 5 in preparazione. Lorenzetti ha concluso la sua relazione affermando che le sentenze dei crimini della dittatura fanno già parte "dei principi che uniscono, oggi, tutti gli argentini: vale a dire, che non vogliamo più che i nostri figli ed i nostri nipoti siano perseguitati dallo Stato - che dovrebbe proteggerli - perché hanno idee diverse. La lezione più importante che possiamo registrare a questo punto del processo è che non si torna più indietro".[11]  Il libro La dittatura militare 1976/1983 fa parte della collezione della storia Argentina, è giunto al numero 9. Si tratta di un ottimo lavoro, a volte troppo descrittivo. Le foto che lo corredano potrebbero essere di qualità migliore, ma si tratta di un libro molto importante per comprendere quel periodo.

            Infine, è da notare che l'intero complesso della Scuola di Meccanica della Marina, che occupa un isolato a nord di Buenos Aires, fu quasi distrutta da Menen perchè non si realizzasse un luogo di solidarietà. In realtà, l'obiettivo era un parco per apprezzare gli appartamenti di classe superiore che si trovano di fronte. Tuttavia, i gruppi per i diritti umani si sono mobilitati e hanno impedito che fosse applicata la legge dell’"oblio" a questo quartiere dell’Armada. Il 24 marzo 2004, una parte dei locali che fungevano da luogo di tortura – il circolo ufficiali - è stata trasformata, in un museo, storicamente sostenuto dal movimento di diritti umani, e ciò costituisce una fondamentale esperienza di politica pubblica retta sui pilastri della memoria, della verità e della giustizia. Le visite guidate per i giovani studenti delle università pubbliche di Buenos Aires raccontano la storia con un sacco di conoscenze e di dettaglio. E 'molto importante sapere che, semplicemente prenotazione per telefono (4704-5525) o con i servizi di e-mail. (espacioparalamemoria@buenosaires.gov.ar o epacioparalamemoria@anm.jus.gov.ar.)
           
NOTE:
[1] Slogan creato dalla dittatura militare per contrastare le denunce di violazioni dei diritti umani nel paese.
[2] Professore dell’Università Federale di Santa Catarina (UFSC) e membro dell’Istituto degli Studi Latino- Americani (IELA).
 [3] La più grave sentenza contro un rapitore di bambini è stata la condanna a diciotto anni di prigione di Luis Antonio Falco, ex-agente della Polízia Federale Argentina, per il sequestro, l’adulterazione e la falsificacazione dell’identità di Juan Cabandié, figlio di Alicia e Damián, arrestati il 23 novembre 1977 e subito dopo scomparsi. GINZBERG, Victoria. Sulla maggiore condanna per un sequestratore. Pagina 12, Buenos Aires, 18 maggio 2011. In realtà, documenti declassificati negli Stati Uniti provano l’esistenza di un “piano sistematico di approppriazione di bambini” come politica stabilita dalla cupola militare. Una comunicazione tra l’ambasciatore argentino a  Washington – Lucio Alberto García de Solar –  e il funzionario del Dipartimento de Stato (USA) – Elliott Abrams – ci informa che i desaparecidos erano morti, ma che i loro figli erano stati consegnati a diverse famiglie per essere allevati e che il presidente de facto Reynaldo Bignone rifiutava di riesaminare la questione. La Jornada, México, 24 dez 2011.
[4] VIDELA, Jorge Rafael. Intervista. La Razón, Buenos Aires, 13 maio 1977.
[5] Nel corso del tempo, tuttavia, e avendo notizie di quanto stava accadendo, ha cambiato il suo atteggiamento verso la dittatura militare. Adolfo Pérez Esquivel, Prêmio Nobel per la Pace, ricorda che si dovrebbe evidenziare in Sábato la capacità di mutare atteggiamento, e anche la sua coerenza. È necessario ricordare forse – dice ancora Esquivel – che c'era una dittatura seguita da un’altra, Sàbato non è riuscito a vedere, come è successo a molti altri, che si stava entrando in un periodo di orrore. Tuttavia, si deve dire che ha sostenuto le prime azioni contro la dittatura, diventando, nel 1983, presidente da “Comissão Nacional sui Desaparição di Pessoas” (Conadep), incaricata di investigare e redarre un rapporto sui crimini commessi dalla dittatura militare argentina (1976-1983), che servì come base per il giudizio e la condanna della giunta militare argentina nel 1985, CALONI, Stella. Ires y venires en la política: anarquista hasta que las letras le abrieron outra senda. La Jornada, México, 1 mai. 2011.
[6] NAVARRO, Marcos: PALERMO, Vicente. La dictadura militar 1976/1983 – dal golpe di Stato alla restaurazione democrática. Buenos Aires: Paidós, 2006, p. 185.
[7] CALLONI, Stella. Los años del lobbo: operación condor. Buenos Aires: Peña Lillo, 1999, p. 12 e 16.
[8] CHOMSKY, Noam; HERMAN, Edward. Washington ed ill fascismo nel terzo mondo. México: Século XXI, 1981, p. 160.
[9] RUBIO, Luis. Argentina: la promessa non mantenuta. In: CUEVA, Agustin (Org.). Tiempos conservadores: L’America Latina nella svolta a destra dell’Occidente. Quito: Editora El Conejo, 1987, p. 159.
[10] Azucena Villaflor de Devicenti dopo aver vagato per i ministeri e vicariato alla ricerca del figlio scomparso, senza ottenere alcun risultato, decisero con altri tre compagni: “Andiamo in piazza”. Fu il momento in cui si formò il movimento delle Madri della Plaza de Maio, nel 30 aprile del 1977. Azucena fu sequestrata l’8 dicembre del 1977, nella Chiesa di Santa Cruz, torturata e lanciata nel mare il 14 dello stesso mese in un volo notturno, assieme ad altre madri ed anche con suore francescane. L’incarcerazione di Azuchena edelle sue compagne, avvenne con la partecipazione al movimento dell’informatore sotto copertura Alfredo Astiz –  al secolo Gustavo Niño –, che aveva concordato con i carnefici che quella che avrebbe baciato era il fondatore del movimento. BOCCHIO, Diego. Las 12, Pagina 12, Buenos Aires, 12 out. 2010.

[11] LORENZETTI, Ricardo. No hay marcha atrás con los juicios. Pagina 12, Buenos Aires, 12 ago. 2010.

giovedì 3 luglio 2014

Le bandiere del PdCI alla manifestazione dell'ANPI per il 70° anniversario dell'eccidio di Villa Pompeiana e Cascina Cagnola

Il Partito dei Comunisti Italiani partecipa con sincera ed assoluta militanza antifascista alle celebrazioni per l'anniversario dell'eccidio nazi-fascista di Villa Pompeiana.
Contro ogni fascismo vecchio e nuovo. Ora e sempre, RESISTENZA!!!!
 
 
PdCI Lodi



ì ì ì A.   N.   P.   I.  ì ì ì

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia

Comitato Provinciale del Lodigiano

 

L'A.N.P.I. in collaborazione con i comuni di Cervignano, Colturano, Comazzo, Galgagnano, Lodi, Melegnano, Merlino, Mulazzano, Paullo, Tribiano, Zelo B.P.

 

Commemora il

70° anniversario dell'Eccidio di

Villa Pompeiana e Cascina Cagnola.

 

Manifestazione in omaggio ai Caduti per la Libertà

barbaramente trucidati dalle Brigate Nere Fasciste.

Essi sono:

Abbondio Martino, Favini Amalio, Guaiarini Carlo, Massari Artemio, Massari Giuseppe, Rigamonti

Cesare, Santini Italo, Scaravilli Calogero, Sfondrini Celeste, Ugolini Oliviero, Vergani Michele.

 

Domenica 20 luglio C.A.

Programma

Ore 09:30 ritrovo a Marzano di Merlino

      Ore 09:45 Marzano omaggio alla lapide del

         Comandante: Carlo Guaiarini "Barba"

 

                         Parlerà: Giovanni Fazzi Sindaco di Merlino

 

Ore 10:30 Villa Pompeiana: interverranno per la commemorazione ufficiale

                 Angelo Madonini: sindaco di Zelo Buon Persico

                  Isabella Ottobelli: Presidente A.N.P.I. provinciale

 

Al termine dei discorsi una delegazione di sindaci e dell'A.N.P.I. si recherà

 alla Cascina Cagnola per deporre una corona d'alloro sul luogo dell'eccidio.

 

Dai luoghi delle stragi nazi-fasciste la Resistenza rinnova il suo messaggio di pace e di libertà

 

I sindaci dei comuni indicati sono invitati ad intervenire con i loro Gonfaloni,

i partiti e le associazioni sono invitati a partecipare con le loro bandiere.

 

La cittadinanza è invitata ad onorarci con la loro presenza

 

Interverrà il corpo musicale di Zelo Buon Persico

martedì 1 luglio 2014

PdCI. Conferenza di Organizzazione.


A settembre, il Partito dei Comunisti Italiani unirà i propri quadri militanti, dirigenti e militanti per fare il punto riguardo al percorso intrapreso dall'ultimo Congresso nazionale di Chianciano dello scorso anno.
La Conferenza di Organizzazione e politica del nostro Partito è un importantissimo appuntamento per comprendere cosa fare di una comunità politica chiamata PdCI.
Come sappiamo, il nostro partito ha passato e sta tutt'ora passando la sua crisi più profonda.
Dalla sconfitta dell'Arcobaleno in avanti, la politica italiana è drasticamente cambiata. è scomparsa la Sinistra. Quella Sinistra che le lotte sociali le vive nelle piazze e le vuole portare nei palazzi del potere.
Da allora lo scenario politico della Sinistra si è ulteriormente frammentato. Da quelle che venivano considerate "le due sinistre" ossia la riformiste e la massimalista oggi abbiamo le mille sigle dei micro partiti comunisti e la fine della sinistra socialdemocratica degli allora DS per una trasformazione liberaldemocratica del Partito Democratico. Su Sinistra Ecologia Libertà preferiamo non esprimerci per rispettare ciò che sta avvenendo a quel "non partito" in questi giorni.

In questo scenario il PdCI sta chiarendo la sua posizione e il suo ruolo. 
Siamo perfettamente consapevoli che i limiti del PdCI sono tanti ed evidenti. A partire dalla situazione economica del partito fino alla crisi di militanza e del calo degli iscritti dal 1998 ad oggi.
Ma è da qui che il nostro partito ha ripreso ha sentirsi comunità. La Conferenza di organizzazione servirà a rendere chiara la strada da seguire, per ascoltare la base del partito e decidere una volta per tutte cose vuol dire formare un quadro militante in un Partito Comunista. 
La posizione dei Comunisti Italiani è chiara rispetto al progetto che vede partecipe il Partito della Rifondazione Comunista. 
Non crediamo che una nuova bolognina del 2000 possa ridare slancio alla sinistra italiana. Anzi, c'è il rischio che questa Syriza sia una copia radicale di Sinistra Ecologia Libertà.
Chiediamo con forza ai compagni comunisti di Rifondazione come le idee comuniste possano trovare spazio in un partito che vuole cancellare la parola comunista. 
Noi crediamo invece che la costruzione di una casa comune per i comunisti oggi sia necessaria. Per l'Italia, per la democrazia e per i lavoratori.
Il PdCI dovrà essere un partito accogliente e non settario, capace di rispondere alle esigenze dei diversi settori del nuovo proletariato.
Bisogna tornare a parlare di lavoro. La grande sconfitta dei comunisti è proprio dove i comunisti allora erano più forti, nel mondo del lavoro. 
Dalla Conferenza di Organizzazione il PdCI dovrà trarre le forze per riuscire ad essere lungimirante così come lo è per la politica internazionale. 
Possiamo tornare ad essere una forza reale e radicata nel territorio se spendiamo le nostre forze non solo per le grandi ed importanti questioni internazionali, ma anche e a nostro avviso soprattutto, riguardo alle tematiche del lavoro dell'occupazione ed al sostegno (in qualsiasi modo) per gli emarginati.
La presenza del nostro partito alla manifestazione nazionale di sabato 28 giugno è la giusta strada da perseguire. 
Non sarà una crisi della politica a fermare i comunisti. Avanti con la Conferenza di Organizzazione del Partito dei Comunisti Italiani!!!